Chief Memes Officer: vi presento la cultura comunicativa di Heply!

Il termine meme indica per definizione l’elemento di una cultura o di un sistema di comportamento trasmesso da un individuo a un altro per imitazione.

In Heply ho la fortuna di vestire i panni non solo di CEO ma anche di Manager della felicità (Chief Happiness Officer), e questo include che la mia figura si interfacci con diverse dinamiche, inclusa quella della comunicazione.

Fra gli Happy Coders si è nel tempo sviluppato in maniera spontanea un modo di comunicare e condividere pensieri attraverso i meme, immagini sarcastiche che fotografano e ritraggono determinati momenti di vita quotidiana all’interno o al di fuori della nostra organizzazione e che ci permettono di farci un sacco di risate stemperando la tensione e la pesantezza che le giornate lavorative normalmente prevedono!

L’aver reso “iconici” determinati aneddoti, personaggi o modi di dire del nostro team ci ha portati col passare dei giorni e dei mesi a plasmare una forma comunicativa tutta nostra.

All’apparenza forse banale, questo è diventato uno delle peculiarità più marcate che ci differenziano come organizzazione. Mi sono accorto di questa differenza nel momento in cui sono entrate ultimamente nuove persone: avevano il bisogno che gli fosse spiegato il contesto ed il significato di quelle frasi ed immagini che facevano ridere tutti gli altri. 

Ed è così che mi sono accorto che è sbocciato il primo seme della cultura in Heply, non parlo delle belle frasi fatte che si scrivono sul sito alla sezione “vision” ma qualche cosa che è nato dall’organizzazione stessa. Il nostro slang ci accomuna come team perché possiede un significato dotato di senso solo fra di noi, e così come ogni popolo possiede la sua lingua, ogni azienda dovrebbe possedere la propria cultura comunicativa. Credo che per sentirsi parte di qualche cosa di più significativo di un semplice lavoro questa sia una delle cose sulle quali investire, ed è quello che ho voluto fare in qualità di CHO.  

Dunque perché quindi non istituire – pensavo l’altro giorni con i miei colleghi – una vera e propria figura di Chief Memes Officer? 

Non mi sono mai piaciute le etichette, per quanto sia corretto riconoscere a ciascuno il proprio ruolo e le proprie mansioni, è giusto dare spazio a nuove figure nel momento in cui queste riflettono l’organizzazione di cui fai parte.

Il mio ruolo di Chief Happiness Officer si allontana molto da quello di mero CEO infatti.

Le competenze di un CHO sono basate sull’empatia, sull’ascolto e sulla tutela del benessere di ogni singolo membro aziendale.

Gestire un sentimento volubile come la felicità non è per niente facile, ed è per questo motivo che attribuisco molta importanza a questo tipo di attività comunicative che pur non essendo legate ad un output in termini di produttività aziendale concorrono a produrre un risultato altrettanto fondamentale quanto sottovalutato che è il buonumore e la soddisfazione delle persone con cui lavoro ogni giorno.

Essere leggeri non significa essere superficiali, anzi. Questa leggerezza sarcastica ci ha permesso nel tempo di formarci come squadra e di coltivare una cultura organizzativa basata su valori condivisi che rispecchia il nostro modo di fare fuori dagli schemi e dirompente.

Ed è così che il nostro CMO ha addirittura deciso di farsi aiutare da due colleghi e dare vita al Memes Committee (considerata anche la distanza legata allo smart working è utile avere più orecchie all’interno dell’organizzazione che possano trovare e raccontare con i Memes momenti di vita dell’organizzazione) che ha come compito quello di investire del tempo aziendale per mantenere e coltivare questo tipo di cultura organizzativa. 

Se accade per caso è un bene, se la fai diventare un processo governato dall’organizzazione aziendale diventa uno degli asset per avere un posto di lavoro felice.