Con il rapido progredire del settore digital in cui bazzico da ormai da qualche tempo, si sente sempre più parlare di competenze, le famose hard e soft “skills”.
Eh sì, ormai non essere “skillati” equivale a venire automaticamente catapultati fuori dall’universo lavorativo, e non mi riferisco solo a quello dei numeri e della programmazione.
Tant’è vero che quando mi capitano sott’occhio gli annunci di lavoro, sono talmente abituato a scorrere velocemente quell’elenco puntato iterativo e standardizzato di improbabili skills-required, che di rado ormai ne rimango ancora perplesso.
Oggi ho deciso tuttavia di esprimermi in merito, per offrirvi la mia prospettiva circa una possibile differenza nella gestione delle risorse umane.
Le competenze hanno preso il sopravvento rispetto ai talenti perché mentre le prime si insegnano, i talenti -per definizione- devono essere scoperti.
Uno dei principali falsi miti a riguardo è il seguente:
“Certi tipi di lavoro non richiedono alcun talento.”
Nulla di più falso!
Ogni mansione e ogni persona possiede una predisposizione particolare verso un determinato schema di pensiero e azione, si tratta solo di capire quale essa sia.
La differenza risiede nel fatto che individuare una risorsa e cercare di comprenderne il talento è sicuramente un processo più dispendioso in termini di tempo ed energie rispetto ad “acquistarne” una già consapevole delle proprie predisposizioni.
Se ad oggi mi chiedessero quali siano le mie competenze, potrei riproporre -sulla falsariga di quanto precedentemente citato- lo stesso elenco puntato a cui accennavo qualche riga fa :
- Competenze tecniche
- Competenze digitali
- Competenze di leadership… eccetera.
Se mi chiedessero invece quale sia il mio talento, forse, sarei ancora titubante nella risposta. Proprio perché penso di non averli ancora scoperti tutti.
Pensandoci bene, se li conoscessi già tutti, ci sarebbe molto meno gusto a continuare a cercarli!