Welcome onboard, onboarding!

Quanto conta dare il benvenuto?

Basandomi sul progressivo arrivo di nuove risorse all’interno della squadra di Heply, ho deciso di trarre spunto dal tema dell’onboarding per svilupparne una riflessione da condividere con voi.

Quanto contano le persone in un’azienda? 

Tutto, direi io.

Ciò che distingue la risorsa umana dai macchinari, dalle mura e dell’oggettistica è il fatto che le persone non sono di proprietà dell’azienda; non esiste alcun vincolo e la relazione che si instaura fra l’individuo e l’organizzazione rappresenta una relazione win-win in cui la soddisfazione ed il benessere non possono essere viste in un’ottica unilaterale.

Proprio per questa tipologia di rapporto “senza legami”, la gestione del processo di integrazione e benvenuto di un nuovo arrivato è fondamentale, paragonabile al fenomeno dell’imprinting del neonato durante il quale quest’ultimo fissa l’immagine del genitore o la figura riconosciuta come tale.

E’ nel primo lasso di tempo di inserimento in azienda che le new entry si interrogano con quesiti del tipo “sarà questo il posto giusto per me?” e tessono un’immagine relativa al loro grado di di compatibilitàcon la stessa. Sottovalutare un corretto benvenuto è paragonabile a saltare a piè pari il processo di imprinting con la conseguenza che la nuova risorsa non troverà alcuna identità aziendale di riferimento. 

Allo stesso modo, presentare la propria realtà aziendale in maniera corretta, totale e trasparente permetterà a coloro che vi subentrano di comprendere un’eventuale incompatibilità nel minor tempo possibile.

Non tutti sono fatti per gli stessi posti di lavoro, e va bene così perché altrimenti la realtà professionale sarebbe estremamente noiosa e monotona.

Ospitare qualcuno nella propria casa ed accoglierlo nel proprio ufficio sono due cose distinte?

Neanche tanto.

Così come esiste la naturale tendenza a creare un ambiente casalingo che possa mettere al massimo del proprio agio il nostro ospite, lo stesso dovrebbe accadere in ufficio.

Non ci sogneremmo mai di accogliere un ospite impreparati, giusto?