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Aspettative: alleate o nemiche della felicità?

Osservatore instancabile, sono oramai abituato alle situazioni per le quali si vive con l’aspettativa che siano gli altri a dovere fare il primo passo.

Se solo dovessi raccontarvi tutte le volte in cui negli anni sono rimasto deluso da come gli altri mi salutassero fugacemente, senza neanche chiedermi come stessi, accontentandomi di un “vedo che a te sta andando tutto bene con Heply, figo, grande.” 

Nessun reale interesse, nessun confronto. Ma dopo un pò ho pensato: “Andrea, ma perché prendersela?”

Decidere di agire in maniera partecipe nel momento in cui qualcuno parla con noi o ha bisogno di farlo è una capacità per pochi, ed è giusto che sia così.

E’ ingiusto -vero- e fa anche molto arrabbiare, ma è una delle strade per vivere più serenamente.

Sono diventato matto per trovare una soluzione adatta a quella persona e lei/lui non mi ha neanche ringraziato.”

Mi chiama solo quando ha bisogno.”

Ho provato in tutti i modi a socializzare con loro, ma non c’è verso.”

E se la risposta fosse che va semplicemente bene così?

Mettersi in gioco in maniera incondizionata, senza quindi pretendere nulla dagli altri, equivale ad evitarci una giornata di m/*&*/ ogni volta che le nostre aspettative vengono disattese. 

Se gli altri non sono all’altezza dei nostri desiderata, andranno allora presi per ciò che sono. Non sforziamoci smodatamente nel tentativo di cambiarli perché ciò significherebbe appagare temporaneamente il nostro ego.

Se ciò che diamo non ritorna, significa che il cambiamento che pretendevamo negli altri lo abbiamo messo in atto noi.